Tre mucche, 1949

UN'OCCASIONE IMPORTANTE PER UN RICORDO DOVEROSO

Giusta e legittima è apparsa la proposta del Sindaco di Pietracamela di inaugurare la sede del Centro Servizi del Parco con una mostra personale, un omaggio a Guido Montauti. I tempi realizzativi sono apparsi subito molto ristretti, ma la disponibilità della famiglia e di alcuni cari amici dell'artista a prestare le opere di loro proprietà, hanno convinto tutti a collaborare con entusiasmo. Sapevamo però di poter contare sull'aggiornata tecnica documentaria dell'archivio del figlio Giorgio, che da anni raccoglie e scheda immagini e dati sull'opera del padre; per cui, con una simile utilissima base redazionale, è stato possibile arrivare ad un concretamento dell'iniziativa senza cadere nell'improvvisazione. A tal fine, non essendo possibile attingere a nuove testimonianze, abbiamo riproposto alcuni scritti che avevano una loro ufficialità: il "ricordo" di Gigino Muzii, la mia lettura critica del percorso artistico di Montauti, scritti nel 1989, in occasione del decennale della morte dell'artista, e il saggio di Enrico Crispolti, apparso sul catalogo del "Premio Michetti" di Francavilla al Mare del 1979. Anche le note biografiche e la bibliografia sono state solo aggiornate.
La scelta delle opere che rappresentavano luoghi e personaggi della montagna cari all'artista non è stata difficile: si è voluto innanzitutto richiamare alla memoria qualche indicazione di preferenza dello stesso autore; si è poi cercato di documentare le varie tecniche personali, dagli acquarelli ai pastelli, agli olii, al suo modo di intendere l'art de reportage. Paesaggi, terreni, case, rocce, ritratti, animali sono stati scelti cercando di rispettare un criterio cronologico che ponesse in luce notazioni e svolgimenti.
È bene ricordare che tutti questi elementi della pittura di Montauti, e in modo particolare le rocce, costituiscono il carattere distintivo del suo lavoro, E artista non vuole staccarsi totalmente dai modelli individuati nel mondo della sua fanciullezza, quasi a realizzare una sorta di archetipo che lo preservi da un risultato di mera astrazione. L'elaborazione materica della superfice esalta la sua gestualità grafica, per cui il segno intenso che emerge a volte a stagliare le sue immagini e gli stessi contorni dei dipinti non delimita mai delle "sagome", ma emerge dall'elaborazione e si fonde con la materia in un risultato di indubbio spessore.
Accanto alla statica solennità di momenti conclusivi, vengono riproposti bozzetti e studi che presentano la suggestiva immediatezza di un primo appunto o di una fase preparatoria di lavoro, quale ad esempio quella, assai riconoscibile, legata a Il Pastore bianco. Ma, al di là dei temi trattati, emerge in Montauti la volontà e la capacità di dare alla sua pittura una connotazione contemporanea dai rimandi culturali del Moderno, sempre tanto pregnanti.
Ai ritmi intensi della pennellata e al ribaltamento dei piani prospettici, fin dagli anni cinquanta, seguono le infinite modulazioni di una superfice elaborata e preziosa che definisce il suo modo personale di seguire il linguaggio autre e che negli anni settanta aprirà le porte ad una trasversalità emblematica che preannuncia il Postmoderno.
Profondo e complesso è il lavoro che ha tali caratteristiche espressive. Per questo va ricordato anche oggi che l'amore di Guido Montauti per il suo paese, la sua gente, le sue montagne è il punto di partenza, pur importante, di un itinerario artistico che porta la sua pittura in un ambito culturale europeo, senza elegie e senza sentimentalismi. Una lettura unicamente rappresentativa o basata soprattutto su riscontri emotivi gli farebbe, anche in questa circostanza, certamente torto.

Nerio Rosa